Dacia Bigster, ultimo dei modelli della casa, nasce per occupare e possibilmente conquistare una fascia di mercato molto chiara. È la fascia di chi cerca un SUV di dimensioni importanti, dalle linee importanti e riconoscibili, puntando però anche a un immagine di efficienza senza troppi fronzoli.
Una vettura che punta sulla concretezza più che sugli effetti speciali. Le linee sono nette, pulite, con proporzioni che trasmettono immediatamente robustezza e voglia di occupare la strada con una certa… importanza e coscienza di sé.
Nessun trucco e nessun inganno per frasi notare, come purtroppo ci hanno abituato altre uscite del segmento SUV più “urban”. Il design sembra infatti essere nato per trasmettere stabilità, sicurezza e una certa autorevolezza. Un design in linea con le aspettative di chi vive l’auto in modo viscerale, lontano da quel gioco di status che purtroppo domina certe scelte automobilistiche di questa epoca buia.
Se dovessimo raccontarla con una sola parola, non potremmo che scegliere concretezza.
Farsi percepire, ma nel modo giusto
Una presenza concreta, quasi cementata, impossibile da ignorare. Un immagine che senza dubbio alcuno è coerente con la filosofia del marchio Dacia: eccessi ridotti al minimo, mentre il design si fa più funzionale che ammiccante.
Dacia Bigster è pensata per chi vuole un SUV sicuramente riconoscibile, che dia l’impressione di essere (e in effetti lo è) ben piantato a terra, pronto a dominare il traffico urbano e anche le trasferte fuori città. Strade meno battute? Anche qui zero problemi, perché se ibrido non fosse un aggettivo che vuol dire tutt’altro nel mondo dell’auto, è proprio quello che utilizzeremmo per descrivere gli ultimi sforzi di Dacia a tema SUV.
Per quanto riguarda gli interni, il tema centrale è lo spazio. Ce n’è tanto, anche grazie a determinate e inequivocabili scelte progettuali. L’abitacolo ospita volumi generosi e una distribuzione razionale e funzionale. Le sedute sono molto comode, con un effetto non mi alzerei mai di qui per chi si spinge a analizzarla nel concessionario.
Ottima la libertà di movimento per tutti gli occupanti, conducente compreso. I vani appaiono come ben studiati per la gestione degli oggetti di uso quotidiano – e anche per i passeggeri in più tenera età, che di un’auto spaziosa sono forse gli ospiti più entusiasti.
Anche sui materiali si punta alla sostanza, cosa che non è una sonora bestemmia in un mondo dell’apparenza che ha purtroppo infettato anche il mondo dei SUV tecnicamente più ruvidi.
Tessuti gradevoli al tatto, robusti, facili da tenere puliti e in grado di sopportare anche qualche intervento non di fioretto.
Lo stesso identico approccio lo ritroviamo nel bagagliaio. La capacità è ampia e la forma regolare facilita il carico di valigie, borse e oggetti ingombranti. Mai più tagli forse esteticamente piacevoli, ma che riducono l’effettiva utilità del carico.
L’obiettivo è cancellare le noiose partite di Tetris ogni volta che si deve partire per un viaggio: gli schienali sonni aggiunta facilmente abbattibili, altra soluzione che parla la lingua di Dacia. Pochi fronzoli, massima utilità. Se stai cercando un SUV che parli la lingua dell’efficenza, forse è arrivato il momento di smettere di cercare.
Puoi trovarla, in Toscana, da Nuova Comauto.
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